L’uso delle antiche tecniche pittoriche fondate sugli insegnamenti di Cennino Cennini permette all’artista di ottenere luminosità di colore e superfici lisce e riflettenti come smalti preziosi. I sassi bianchi dell’ Albegna si trasformano in giganti antropomorfi pronti a dialogare come vecchi saggi, esperti dei misteri naturali.
I giganti
Jacopo Ginanneschi
Castel del Piano, 1987
Jacopo Ginanneschi studia all’Accademia di Belle Arti di Firenze alla scuola di Adriano Bimbi ed espone per la prima volta nel 2010 nel progetto Made in Mugello. Paesaggi; l’anno seguente assiste Nicola de Maria al Museo Pecci di Prato e si diploma. Nel 2012 partecipa alle celebrazioni per il ventennale della scomparsa dello scolopio Ernesto Balducci, nella mostra Non sono che un uomo, organizzata nel Palazzo Medici-Riccardi. Nello stesso anno ottiene una residenza d’artista a Daugavpils in Lettonia e lascia due opere nel Museo di Arte Contemporanea della città. Coinvolto dai maestri dell’Accademia in varie iniziative, nel 2017 espone presso la casa di Xavier Bueno a Firenze e presso la Fondazione Primo Conti a Fiesole. In seguito partecipa ai progetti di pittura e insegnamento presso le accademie cinesi di Hangzhou e Chongqing ed è chiamato alla residenza d’artista Eye of the World, discovery of Chongqing,, Sichuan Fine Arts Institute, Chongqing e alla collettiva East meets West, tenuta presso l’Accademia Centrale di Belle Arti, Pechino, 2019.
Nello stesso anno collabora con l’artista Erik Bulalov per la mostra The missing Planet, presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato ed espone alla collettiva Per Leonardo: l’arte è libera, all’ Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Dal 2017 insegna presso l’Istituto Comprensivo Marconi di Santa Fiora; è Accademico Ordinario della classe di Pittura nell’Accademia delle Arti del Disegno.