Il paese di Manciano sullo sfondo perde la sua identità urbana per divenire un solido irregolare costruito con mattoni intonati a suggerire una struttura compatta e coesa, in analogia ai pagliai in primo piano: il pittore sottolinea l’equilibrio raggiunto tra uomini e natura nella sua terra di origine, che anche a lui aveva donato pace e serenità dell’anima da quando vi si era ritirato, allontanandosi dalla ribalta artistica.
Manciano, panorama
Paride Pascucci
Nato a Manciano il 30 settembre 1866 da famiglia benestante di piccoli possidenti, a sette anni Paride Pascucci rimase orfano della madre e accettò con difficoltà la nuova relazione affettiva del padre. Probabilmente su consiglio del parente Pietro Aldi, affermato pittore, tra il 1882 ed il 1891 frequentò l’Istituto di Belle Arti di Siena, con l’interruzione del servizio militare svolto per tre anni in Veneto.
Rientrato a Manciano dopo il diploma, per lavorare si stabilì in una stanza presso la famiglia contadina dei Garbati; nel 1895 eseguì Eroi di Maremma, il primo quadro che propone la sua piena adesione al realismo, orientamento stilistico confermato nell’intera attività.
Dopo aver ottenuto l’Alunnato Biringucci dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni di Siena nel 1897, si trasferì a Roma, dove entrò nello studio di Cesare Maccari, di cui divenne allievo e aiuto. Dal 1899 partecipò con regolarità alle Esposizioni della Società Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma e vi presentò acquarelli e dipinti a olio. Contemporaneamente, Pascucci collaborava con Maccari nei grandi cicli ad affresco della Basilica di Loreto, del Palazzo di Giustizia di Roma e della Cattedrale di Nardò, che completò dopo la scomparsa del Maestro (1919).
Al 1909 risale la prima importante affermazione pubblica a Roma con il quadro Gli Apostoli, acquistato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, in cui propone la sua convinta adesione al naturalismo internazionale, confermata con Il bacio dopo la processione, esposto a Roma nel 1911 (ora Roma, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea).
Con la grande tela Il ritorno dell’Eroe partecipò ai fiorentini Concorsi Ussi del 1924 e vinse il Premio Spranger; ottenne lo stesso prestigioso risultato nel 1929 con il dipinto Gesù morto: prima della processione, ora presente nella chiesa di San Leonardo a Manciano; nello stesso anno gli fu assegnata la medaglia d’argento dal Ministero dell’educazione nazionale per le opere esposte alla I Mostra senese del Sindacato Fascista degli Artisti Toscani.
Negli anni Trenta, ormai anziano, Pascucci visse stabilmente a Manciano, sempre operoso: nel 1934 partecipò ai Premi Ussi di Firenze con Baldoria carnevalesca, ed è datata 1939 La siesta, ora nella Collezione del Comune di Grosseto, ennesima realistica immagine della quotidiana fatica proletaria.
Il 2 luglio 1954 si spense a Manciano.